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Il pensiero che crea la realtà: vivere oltre la paura, nel qui e ora

Il pensiero che crea la realtà: vivere oltre la paura, nel qui e ora

mag 25, 2025
∙ A pagamento
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In questo spazio troverai riflessioni e strumenti di coaching pensati per genitori di bambini con Trisomia 21.

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Questo articolo prende spunto da una sessione di coaching di qualche tempo fa, che mi ha colpito profondamente. Ho voluto scriverlo perché troppo spesso, come genitori, restiamo incastrati nei nostri pensieri, soprattutto quelli che nascono dalla paura e dalla difesa.

In quella sessione, ho visto chiaramente quanto il nostro modo di pensare influenzi non solo come ci sentiamo, ma anche come viviamo ogni giorno la realtà con nostro figlio. Spesso crediamo che sia la disabilità a determinare la nostra fatica, ma a volte è il nostro sguardo, orientato al pericolo, che ci fa perdere la bellezza del presente.

Questo articolo è nato per ricordarci che non siamo i nostri pensieri, e che possiamo scegliere – con dolcezza – di tornare al qui e ora, ogni volta che ci perdiamo. Perché è solo nel presente che possiamo davvero incontrare nostro figlio, senza filtri, senza paure.

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Il pensiero che crea la realtà: vivere oltre la paura, nel qui e ora

Il cervello rettiliano, la parte più antica della nostra mente, ci spinge continuamente a difenderci. È programmato per la sopravvivenza, non per la felicità. Così, ogni giorno, senza rendercene conto, i nostri pensieri e le nostre azioni rispondono a uno schema innato: attacco o fuga. Questo ci porta a vedere prima il pericolo che l’opportunità, prima il limite che la possibilità, prima ciò che manca che ciò che c’è.

Per noi genitori di bambini con trisomia 21, questo schema può diventare una trappola invisibile. La disabilità viene subito interpretata dalla mente come una minaccia: al futuro che avevamo immaginato, alla normalità che cercavamo, all’equilibrio che pensavamo di avere. E allora la nostra mente si chiude, si difende, si prepara al peggio. Finché, giorno dopo giorno, vediamo solo ciò che ci manca e non ciò che nostro figlio è davvero.

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