Percorso vs traiettoria
Un concetto diverso per affrontare la crescita dei nostri bambini con trisomia 21 senza rimanere prigionieri di percorsi rigidi.
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In questo spazio troverai riflessioni e strumenti di coaching pensati per genitori di bambini con Trisomia 21.
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Cambiare prospettiva per accompagnare davvero la crescita di nostro figlio
C’è una frase che torna spesso - io lo sentita centinaia di volte - quando si parla di disabilità: “ognuno ha il suo percorso”. La senti nei corridoi delle scuole, nei centri terapeutici, nei gruppi di genitori. Ma forse è arrivato il momento di chiederci se ci sta ancora davvero dentro oppure se è tempo di cambiare parola. È una frase che viene ripetuta per rassicurare, per ricordarci che ogni bambino ha i suoi tempi, per aiutarci ad accettare le differenze. Tuttavia, a lungo andare, questa parola può diventare fuorviante. Il “percorso” rimanda a qualcosa di lineare, ordinato, prevedibile: un sentiero già segnato, magari con delle tappe stabilite, che si presume tutti prima o poi raggiungeranno, anche se con tempi diversi.
Chi però vive giorno dopo giorno accanto a un figlio con trisomia 21 sa che le cose non vanno così. La realtà è fatta di momenti che ci spiazzano, di cambi di rotta, di terapie che funzionano per un po’ e poi smettono di funzionare, di insegnanti che capiscono profondamente nostro figlio, e io personalmente ne sono sono testimone, e altri che lo leggono solo attraverso le griglie di ciò che “manca”. In questo scenario, parlare di percorso rischia di irrigidirci, di farci sentire sempre in ritardo o fuori traccia, come se dovessimo costantemente rincorrere una norma che non ci appartiene.
Per questo motivo, nel mio lavoro e nel dialogo con i genitori, preferisco usare un’altra parola: traiettoria. È una parola meno comune, meno abusata, ma molto più vicina a ciò che viviamo ogni giorno.
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