Dall’accettazione alla presenza
Smettere di inseguire la performance, inizia a nutrire la relazione!
Benvenuto o benvenuta in naturale abilità!
In questo spazio troverai riflessioni e strumenti di coaching pensati per genitori di bambini con Trisomia 21.
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Hai letto l’articolo sull’accettazione attiva e creativa? Lì abbiamo iniziato insieme una riflessione scomoda ma necessaria: accudire un figlio con trisomia 21 non è solo accettare ciò che è, ma imparare a farlo con presenza consapevole, ogni giorno.
Questo articolo è il naturale proseguimento di quel percorso. Se ti sei perso l’articolo sull’accettazione attiva e passiva, lo trovi qui:
Oggi ti propongo di andare un passo oltre. Perché c’è un’altra trappola, più subdola, che molti di noi genitori incontrano (spesso senza rendersene conto): la corsa alla performance.
Quando tutto ruota attorno a “fare progressi”. Desideriamo il meglio per i nostri figli. Vogliamo che parlino, camminino, imparino, si esprimano. Li vogliamo vedere “evolvere”, “recuperare”, “potenziare le abilità”. E così iniziamo a riempire le giornate di stimoli, esercizi, protocolli. Ogni gesto, ogni parola, ogni gioco viene valutato: sta migliorando? sta facendo progressi? sta sviluppando abbastanza?
Il rischio? Che tuo figlio diventi – anche solo per un attimo – più un progetto da ottimizzare che una persona da incontrare.
La trappola invisibile della prestazione. Viviamo in una società che ci spinge a fare sempre di più, essere sempre migliori, performare in tutto. È la stessa logica che, inconsapevolmente, portiamo anche nella relazione con i nostri figli. È come se volessimo allenarli ogni giorno per una gara che in realtà non esiste. Come se ogni gesto dovesse avere un cronometro, ogni parola un traguardo, ogni gioco un indicatore di progresso. Ma la relazione non è una competizione, e nostro figlio non è un atleta da spingere al limite. La relazione è piuttosto come una lunga corsa di endurance: non si vince forzando il ritmo, ma trovando il passo giusto per restare connessi, anche nei tratti più lenti, anche nei silenzi. E proprio lì, in quel ritmo più umano e più vero, si costruisce la vera forza interiore. Ma attenzione: questa non è accettazione attiva, è una nuova forma di pressione. È la versione educata e moderna dell’ansia da risultato. Solo che, stavolta, non riguarda noi… riguarda loro.
Benessere fisico ed equilibrio sono sacrificati sull’altare della performance.
— Byung-Chul Han, La società della stanchezza.
E può diventare un peso enorme per un bambino che, invece, ha bisogno prima di tutto di essere visto, ascoltato, accolto nei suoi tempi e nei suoi silenzi.
Tuo figlio non è una performance. Tuo figlio con trisomia 21 è una persona. Con la sua unicità, con il suo ritmo, con bisogni profondi che non sempre coincidono con un esercizio ben riuscito o una nuova abilità acquisita. Ti sei mai accorto di quanto a volte, tra un esercizio e l’altro, sparisca il gioco libero? O il tempo di semplicemente stare insieme? O quel momento in cui si guarda il cielo senza fare nulla? Quelli non sono tempi vuoti. Sono tempi vitali. Sono attimi in cui si costruisce il legame, si rafforza la fiducia, si genera sicurezza interiore. Proprio quando non “succede nulla”, può accadere tutto: lo sviluppo invisibile ma autentico dell’essere.
La presenza è il primo nutrimento. Nessun esercizio avrà effetto duraturo se non è immerso nella relazione. Nessuna abilità tecnica potrà davvero sbocciare se non nasce da un terreno fatto di amore, fiducia e lentezza.
Tuo figlio ha bisogno della tua presenza più che della tua performance educativa.
E a volte, nel tentativo di aiutarlo, lo travolgiamo. Lo facciamo per amore, certo. Ma è proprio per amore che vale la pena fermarsi e domandarsi: sto davvero accompagnandolo nel suo cammino, o sto cercando di spingerlo nel mio?
Lo dico anche come padre e come coach. Mi sono accorto che anche in me, a volte, c’era la tentazione di “fare di più” per aiutare. Ma spesso il vero aiuto è fermarsi. Guardare. Respirare insieme. Lasciare che la fiducia diventi spazio. Ho visto crescere mia figlia nei momenti in cui non cercavo di farla crescere.
Un esperimento per oggi. Ti lascio con un piccolo invito pratico. Domani, o in alro giorno della settimana, scegli un momento qualsiasi della giornata e prova a fare così:
Non osservare tuo figlio per quello che fa, ma per quello che è.
Non correggere, non stimolare, non proporre. Solo stai lì con lui. Guardalo. Accoglilo. Sii presente.
Forse, ti sorprenderai nel vedere quanto può emergere proprio quando smettiamo di cercare risultati.
Se sei l’altro genitore che sta leggendo… Se sei il papà che spesso resta in disparte, o la mamma che si sente carica di tutto… questo messaggio è anche per te. La presenza non è un compito solo educativo. È uno spazio relazionale che appartiene a entrambi. Create insieme questa qualità dello stare accanto: anche solo con uno sguardo condiviso, un gesto di alleanza. La vostra presenza congiunta è il terreno più fertile per far crescere vostro figlio.
Se ti va di raccontarmi cosa hai scoperto in questo piccolo esperimento? Scrivimi.
Libro
Per approfondire ti consiglio il libro che ho citato sopra di Byung-Chul Han, La società della stanchezza . Questo piccolo libro racchiude una grande verità sul nostro tempo: viviamo in una società che ci spinge a fare sempre di più, a migliorarci continuamente, a performare in ogni ambito della vita. Apparentemente siamo liberi, ma in realtà ci auto-sfruttiamo senza nemmeno accorgercene. Con uno sguardo lucido e profondo, Han ci mostra come questa mentalità della prestazione abbia invaso ogni cosa – anche il modo in cui educhiamo, lavoriamo, ci relazioniamo. E ci invita a riscoprire qualcosa che abbiamo quasi dimenticato: il valore della lentezza, del limite, della presenza. Un libro breve, ma potente. Da leggere con calma… e da rileggere ogni volta che sentiamo di aver perso il ritmo naturale delle cose
Qui potrai scaricare un PDF con il riassunto dei concetti più importanti del libro ➔ RIASSUNTO
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Compiti per la settimana
Questa settimana prova a portare l’attenzione non su ciò che tuo figlio fa, ma su come lo guardi.
Osserva con sincerità:
➔ Ti capita più spesso di correggere, proporre, o semplicemente stare con lui?
➔ Quando tuo figlio è in silenzio, riesci a rimanere lì senza fare nulla?
➔ Ogni giorno, prenditi 5 minuti per stare accanto a lui in silenzio. Solo presenza, senza stimoli. Dopo, scrivi una parola o una breve frase su cosa hai sentito.
Se vuoi, inizia così:
“Oggi ho scelto di rallentare insieme a lui…”
A fine settimana, rileggi tutto.
Potresti accorgerti che la relazione è già cambiata, anche senza fare nulla di nuovo.
Buona lettura e se hai qualche domanda o commento non esitare a scrivermi!
carlo
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