Quando ti dimentichi di te!
Auto-sabotaggio nei genitori di bambini con trisomia 21: come riconoscerlo e trasformarlo in amore consapevole
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In questo spazio troverai riflessioni e strumenti di coaching pensati per genitori di bambini con Trisomia 21.
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Prima di iniziare a leggere, sintonizzati con il tuo ritmo: fai un respiro. Porta l’attenzione al tuo corpo e rilascia ogni tensione. Respira lentamente nella zona del cuore per 60 secondi, concentrandoti su una sensazione di calma. Rimani connesso al tuo corpo mentre leggi. Clicca qui per scoprire perché ti suggerisco questo.
A volte il tuo peggior nemico è solo una versione di te che ha avuto paura per troppo tempo.
(Brianna Wiest)
Ti è mai capitato di accorgerti che, nel dare tutto, hai smesso di darti qualcosa?
Ho parlato spesso di accettazione, presenza, cura di sé… Ma oggi voglio mostrarti cosa può accadere sotto la superficie: quando ti ritrovi a sabotare la tua serenità senza nemmeno accorgertene. Come padre di una bambina con trisomia 21, conosco bene quella sensazione sottile ma insistente di dover fare sempre tutto. Di non potersi fermare. Di dover resistere, sempre e comunque. E so anche quanto facilmente, proprio in nome dell’amore, si rischia di perdersi.
Facciamo un piccolo passo indietro e cerchiamo di capire, dal punto di vista psicologico, cos'è davvero l'auto-sabotaggio. Si tratta di un comportamento inconscio che ci porta, spesso senza rendercene conto, a ostacolare il nostro stesso benessere. Lo facciamo credendo di essere nel giusto, convinti che sia per amore o per senso del dovere, quando in realtà stiamo solo ripetendo schemi appresi nel tempo. In pratica: potremmo prenderci cura di noi, ma non lo facciamo. E ogni volta che evitiamo di ascoltare un nostro bisogno, stiamo costruendo una distanza tra chi siamo e chi potremmo essere davvero, anche come genitori.
Il nostro cervello, quando è in stato di allerta continuo, attiva le aree più primitive: l’amigdala, il sistema limbico. Questo riduce drasticamente la nostra capacità di ascolto, empatia e riflessione. In uno stato di costante iper-vigilanza, il cervello non riesce a distinguere tra pericolo reale e tensione percepita. E così finiamo per reagire in automatico: controlliamo ogni dettaglio, ci sacrifichiamo senza misura, rinunciamo ai nostri spazi più vitali. Ma quel comportamento non è lucidità, è sopravvivenza. E quando vivere diventa solo sopravvivere, smettiamo di abitare davvero la nostra vita e la relazione con nostro figlio si impoverisce. Non perché non lo amiamo, ma perché non riusciamo più ad amarci dentro a quello che facciamo per lui.
Per noi genitori di bambini con trisomia 21, il rischio di vivere in questa modalità è altissimo. Perché ogni cosa richiede attenzione, energia, presenza. Ogni giornata è scandita dal lavoro, da esigenze specifiche, da appuntamenti, da osservazioni continue. E il confine tra dedizione e autosacrificio si assottiglia fino a scomparire, fino a quando non ci accorgiamo che ci siamo dimenticati di noi.
In questo caso, la piramide dei bisogni di Maslow ci offre una chiave di lettura preziosa. Essa ci ricorda che, per essere davvero presenti e disponibili per l’altro, dobbiamo prima prenderci cura dei nostri bisogni fondamentali: il riposo, la sicurezza, la connessione emotiva. Per noi genitori di bambini con trisomia 21, è facile mettere da parte questi bisogni, presi dall'urgenza e dalla responsabilità quotidiana. Ma saltare questi gradini non è un atto d'amore: è una forma lenta e dolorosa di auto-cancellazione. Ogni volta che ci prendiamo cura di noi, stiamo insegnando a nostro figlio che valiamo. E che lui vale. Col tempo, se non lo facciamo, non solo perdiamo vitalità, ma rischiamo di trasmettere un messaggio pericoloso: che per amare bisogna sparire.
Uno degli aspetti più importanti che dobbiamo tenere presente è riconoscere gli automatismi che guidano le nostre giornate. Non parlo di quelli evidenti, ma di quelli silenziosi: come il continuo dire "va tutto bene", anche quando dentro sentiamo che non è così. O il bisogno di fare sempre qualcosa per gli altri, anche quando avremmo urgente bisogno di fermarci. Riconoscere questi meccanismi è il primo passo. Non serve giudicarsi. Serve solo fare luce, con gentilezza e onestà.
Per rendere ancora più chiari questi automatismi, voglio condividere con te alcuni esempi concreti di auto-sabotaggio che vedo emergere spesso nel mio lavoro con genitori di bambini con trisomia 21 (e che conosco anche personalmente).
Non chiedo mai aiuto, “perché tanto gli altri non capirebbero”
Comportamento: Il genitore si isola, si carica tutto sulle spalle, evita di coinvolgere amici, parenti o professionisti.
Intenzione nascosta: Dimostrare di essere forte, proteggere il figlio da occhi esterni o giudicanti.
Rischio: Esaurimento emotivo, perdita di rete sociale, rinforzo della solitudine.
Trasformazione potenziante: Chiedere aiuto è un atto di fiducia. È il primo passo per costruire una rete capace di reggere anche i tuoi momenti di fatica.
Programmo ogni secondo della giornata del bambino, senza lasciare mai spazi vuoti
Comportamento: Il genitore riempie la giornata con logopedia, fisioterapia, psicomotricità, attività strutturate.
Intenzione nascosta: Paura di “perdere tempo prezioso” per lo sviluppo del bambino.
Rischio: Stress reciproco, mancanza di spontaneità, incapacità del bambino di esplorare se stesso in modo libero.
Trasformazione potenziante: Il vuoto è spazio per l’intuizione, la scoperta, il legame emotivo. Ogni bambino ha bisogno di tempo non guidato per crescere davvero.
Mi privo di qualsiasi piacere personale (uscite, hobby, pause)
Comportamento: Il genitore si annulla completamente nella routine familiare.
Intenzione nascosta: Dimostrare amore totale attraverso il sacrificio.
Rischio: Senso di frustrazione, svuotamento identitario, irritabilità latente.
Trasformazione potenziante: Ogni volta che coltivi un tuo piacere, insegni a tuo figlio che anche la sua felicità conta. L’amore non chiede annullamento, ma presenza piena.
Mi arrabbio quando il bambino non collabora, ma poi mi sento in colpa per aver perso la pazienza
Comportamento: Reazioni impulsive seguite da auto-critica feroce.
Intenzione nascosta: Desiderio di essere sempre il genitore “perfetto e calmo”.
Rischio: Instabilità emotiva, senso di inadeguatezza, circolo vizioso di rabbia e colpa.
Trasformazione potenziante: La tua umanità è lo strumento educativo più potente. Accogliere i tuoi limiti insegna a tuo figlio a fare lo stesso con i suoi.
Confronto ogni tappa del suo sviluppo con quella degli altri bambini
Comportamento: Controllo continuo dei progressi, paragoni costanti con coetanei.
Intenzione nascosta: Paura che “resti indietro” e che dipenda da un errore del genitore.
Rischio: Ansia, frustrazione, mancanza di fiducia nel percorso unico del figlio.
Trasformazione potenziante: Ogni bambino ha un tempo proprio. Smettere di confrontare apre lo spazio per celebrare ciò che davvero conta: la crescita autentica.
Non dormo mai bene, mi sveglio per controllare anche se non c'è emergenza
Comportamento: Ipereccitazione notturna, vigilanza costante.
Intenzione nascosta: Timore che qualcosa sfugga, bisogno di controllo per compensare l’imprevedibilità.
Rischio: Stanchezza cronica, alterazione dell’umore, logoramento del sistema nervoso.
Trasformazione potenziante: La sicurezza del bambino passa anche dal tuo equilibrio. Dormire bene è un atto di protezione, non di abbandono.
Parlo di mio figlio solo come “fonte di fatica”
Comportamento: Racconto sempre e solo le difficoltà.
Intenzione nascosta: Cercare legittimazione, sentirmi visto come genitore impegnato.
Rischio: Perdita della visione positiva, rinforzo di narrazioni limitanti.
Trasformazione potenziante: Ogni parola che usi crea una cornice. Inizia a raccontare anche ciò che ti ha sorpreso, emozionato, reso fiero.
Tengo tutto dentro “per non pesare su nessuno”
Comportamento: Non esprimo emozioni, non parlo della mia fatica.
Intenzione nascosta: Proteggere gli altri, evitare giudizi.
Rischio: Rigidità emotiva, somatizzazione, scarsa autocompassione.
Trasformazione potenziante: Le emozioni espresse creano legame. I muri emotivi costruiscono distanza, anche dentro casa.
Mi ripeto: “Devo farcela da solo, è così che funziona per noi genitori speciali”
Comportamento: Autoisolamento, identità genitoriale eroica.
Intenzione nascosta: Mantenere il controllo, evitare la vulnerabilità.
Rischio: Esaurimento, rabbia repressa, senso di fallimento quando si crolla.
Trasformazione potenziante: La vera forza non sta nel farcela da solo, ma nel sapere quando aprirsi e lasciarsi sostenere.
Prima di passare all'esercizio della settimana, ti invito a fermarti un attimo. Respira. Porta attenzione a quella parte di te che forse hai messo da parte, che non chiede molto ma ha tanto da dire. Questo esercizio non è una prova da superare, ma un'opportunità per fare pace con te stesso, per ascoltarti senza pretese, senza pressioni.
COMPITI DELLA SETTIMANA
“La montagna che devi scalare è fatta delle stesse pietre che un tempo ti hanno protetto. Ma oggi puoi lasciarle andare.” — Brianna Wiest
Prendi il tuo quaderno, trova un angolo tranquillo dove puoi rilassarti e riflettere. Dedica questo momento a te stesso e rispondi con sincerità alle 7 domande che seguono.
7 domande per smascherare l’auto-sabotaggio:
1. In che momento della giornata senti di perdere il contatto con te stesso, come se tu non esistessi più? • Questa domanda aiuta a portare alla luce i momenti in cui il genitore si annulla, senza nemmeno rendersene conto.
2. Quando ti prendi cura di tuo figlio, stai anche nutrendo te stesso… o ti stai prosciugando per “dovere”? • la convinzione che amore significhi sacrificio totale, e apre lo spazio per valutare l’intenzione dietro le azioni.
3. Se tuo figlio potesse vederti da fuori, credi che imparerebbe anche a prendersi cura di sé o solo a resistere? • "Specchio emotivo": invita a riflettere sull’impatto dell’auto-sabotaggio come modello invisibile di comportamento.
4. In quali situazioni ti dici “non ho scelta”? E se fosse proprio lì che ti stai boicottando? • Smonta la falsa idea di inevitabilità e accende la miccia della consapevolezza.
5. Qual è il bisogno più semplice che stai ignorando da tempo, e che forse stai giudicando come “inutile”? • Porta in luce i bisogni negati e disinnesca il giudizio verso sé stessi.
6. Se oggi tuo figlio avesse tutto ciò che desideri per lui, tu sapresti ancora chi sei? • "Rivelazione identitaria": smaschera l’attaccamento a una funzione di accudimento come unica forma di valore personale.
7. Cosa temi possa accadere se inizi a vivere anche per te, e non solo per lui? • La più profonda: porta alla luce la paura dietro il sabotaggio, spesso legata alla perdita di controllo, giudizio, rifiuto o senso di colpa.
Buona lettura e se qualcosa ti ha risuonato oppure hai qualche domanda o commento non esitare a scrivermi! Se vuoi poui prenotare una call grauita, parlare può cambiare tutto.
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Libro
La montagna sei tu di Briahna Wiest - Un libro che parla di auto-sabotaggio non come debolezza, ma come un meccanismo di difesa appreso nel passato.
Wiest ci accompagna a riconoscere i nostri blocchi interiori e a trasformarli in forza consapevole. La montagna che ci ostacola, dice l’autrice, siamo noi: con le nostre paure, convinzioni limitanti e abitudini che ci tengono piccoli.
Per noi genitori di bambini con trisomia 21, è un invito a riconoscere quando ci stiamo dimenticando di noi stessi, anche in nome dell’amore. E a ritornare presenti, anche per insegnare ai nostri figli che prendersi cura di sé è un atto di valore, non di egoismo.
Qui potrai scaricare un PDF la scheda del libro con il riassunto dei concetti più importanti del libro ➔ SCHEDA DEL LIBRO
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.. aspetta, aspetta! Prima di andare via mi interessa il tuo parere!
Grazie di essere stato fino alla fine!
A presto, carlo
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