Neuroplasticità
Come aiutare tuo figlio a crescere attraverso le connessioni del cervello
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Tecnicismi!
Conoscere per comprendere. Comprendere per accompagnare.
La rubrica Tecnicismi nasce per offrire uno spazio di approfondimento chiaro, essenziale e accessibile su aspetti specifici legati allo sviluppo e alla relazione.
Ogni articolo di questa serie parte da una domanda concreta e si addentra nel funzionamento di ciò che accade “dietro le quinte” della crescita.
Non serve essere esperti: basta il desiderio di comprendere meglio, per accompagnare meglio.
➡️ Tecnicismi non è per specialisti, ma per genitori curiosi e consapevoli, che vogliono capire meglio ciò che accade dentro e intorno al proprio bambino.
Ogni termine diventa un ponte: tra scienza e quotidianità, tra biologia e cura, tra informazione e trasformazione.
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Il cervello che cambia
Di neuroplasticità abbiamo già parlato tante volte, un po’ qui e un po’ là. Ne abbiamo accennato parlando del sonno, del gioco, della relazione (se scorri l’archivio li ritroverai facilmente) e torneremo a farlo anche quando approfondiremo il potere trasformativo delle routine.
Ogni volta era come mettere un piccolo segnalibro in una conversazione più grande, come dire: guarda che qui il cervello sta lavorando.
Ma forse non ci siamo mai fermati davvero a spiegarla. A dire con chiarezza cos’è, come funziona e perché è così fondamentale per i nostri bambini – soprattutto quando parliamo di Trisomia 21. Spoiler: vale anche per i bambini standard!
Oggi voglio farlo con il desiderio di darti uno sguardo nuovo e allo stesso tempo pratico. Perché sapere che il cervello dei nostri bambini può cambiare, davvero, non è solo un’informazione utile. È un punto di svolta.
Cosa significa davvero neuroplasticità?
Il cervello umano è progettato per adattarsi. Questo vale per tutti, anche per i bambini che nascono con caratteristiche genetiche particolari.
Quando parliamo di neuroplasticità, parliamo della capacità naturale del cervello di cambiare struttura e funzione in risposta all’esperienza.
Ogni nuova parola ascoltata, ogni nuova esperienza, che sia di gioco oppure sportiva, ogni abbraccio ricevuto, ogni attività fatta con coinvolgimento e ripetizione… tutto questo lascia un segno.
La cosa interessante è che questo vale sì nei primi anni di vita, quando il cervello è ancora in costruzione, ma non si ferma lì. La neuroplasticità prosegue anche con l’andare degli anni. Non si spegne, non si blocca: semplicemente cambia ritmo e modalità. Anche nei bambini con Trisomia 21, il cervello continua ad adattarsi, a creare nuove connessioni, a imparare. Le vie possono essere un po’ diverse, è vero. Ci può essere una velocità di risposta più lenta, o qualche difficoltà in più nel consolidare certe abilità. Ma questo non significa che non ci sia cambiamento. Significa solo che servono più tempo, più relazioni di qualità, più ripetizioni affettive.
E soprattutto, più fiducia da parte di chi sta accanto. Anche quando il cambiamento non si vede subito, anche quando sembra tutto fermo.
Le neuroscienze oggi ci dicono che anche nei bambini con T21, l’esperienza quotidiana può rafforzare le connessioni tra i neuroni, stimolare la formazione di nuove sinapsi e facilitare i processi di apprendimento, anche nei contesti più sfidanti.
Lo hanno dimostrato anche alcuni studi italiani molto importanti, come quelli coordinati dalla dott.ssa Vacca del CNR, che hanno evidenziato il ruolo di alcuni nutrienti nel potenziare la plasticità, ma soprattutto l’importanza dell’ambiente educativo e relazionale.
Cosa puoi fare davvero tu, a casa?
Ti racconto tre cose che ti assicuro funzionano. Non sono strategie magiche, sono azioni semplici, che se ripetute con costanza, possono accendere nuove vie nel cervello di tuo figlio.
La prima è la ripetizione creativa.
Le routine aiutano moltissimo, ma attenzione: se fatte sempre uguali, diventano meccaniche e il cervello si spegne.
Prova invece a ripetere le stesse cose con piccole variazioni: un tono di voce nuovo, un gesto buffo, una canzone diversa mentre lavate i denti. Questo stimola l’attenzione, l’apprendimento e mantiene viva la curiosità. Dell’importanza delle routine parleremo più approfonditamente in un prossimo articolo.
La seconda è il coinvolgimento del corpo e delle emozioni.
Ne abbiamo già parlato in questo articolo:
Il cervello impara molto di più quando l’esperienza è vissuta con tutto il corpo.
Non basta ascoltare: bisogna toccare, muoversi, sentire, ridere.
Ogni volta che tuo figlio associa un gesto a un’emozione positiva – un gioco con te, una camminata tenendovi per mano, una scoperta fatta insieme – sta costruendo reti neurali più forti. Questo coinvolgimento stimola anche il rilascio del BDNF, una proteina chiave per la crescita dei neuroni e delle connessioni cerebrali.
La terza è l’importanza delle esperienze “che restano”.
Un momento speciale, una conquista celebrata, una coccola dopo una fatica… sono tutte esperienze che il cervello non dimentica.
E sai perché? Perché la nostra mente registra con più forza ciò che ha un valore affettivo. Comandano le emozioni!
È stato dimostrato che le esperienze emotivamente intense – non per forza eclatanti, ma vissute in profondità – favoriscono la mielinizzazione delle vie neuronali, cioè le rendono più veloci e stabili. Anche della Mielina ne parleremo in ul prossimo articolo!
Tu sei il suo contesto neuroplastico
Non servono tecnicismi, servono occhi nuovi. Quando osservi tuo figlio e noti che qualcosa cambia – anche solo un dettaglio –, lì c’è neuroplasticità.
Ogni tua parola, ogni tua reazione, ogni tua modalità di stare accanto a lui o a lei… è parte attiva di questo processo.
La cosa più potente, però, è che tu puoi scegliere di essere un alleato del cambiamento. Non per correggere, non per forzare, ma per accompagnare con fiducia, pazienza e creatività in modo continuo, anche quando non vedi risultati immediati. Perché la neuroplasticità lavora in silenzio, a volte per giorni, settimane, mesi. Ma lavora.
Tre idee da iniziare oggi stesso
Riprendi un’attività che fate spesso e cambiala di poco: aggiungi un elemento nuovo, ma familiare. Varia, vaia, varia!!
Coinvolgi il corpo: gioca in piedi, canta insieme, usa le mani, muoviti mentre parli. Sii più naturale possibile ➔ i neuroni specchio fanno il resto!
Festeggia un piccolo gesto: un suono riuscito, un’attesa rispettata, un sorriso regalato. Fallo diventare importante. Celebra ogni picollo, piccolissimo traguardo!
Il cervello è come una terra viva: più ci cammini sopra con amore e costanza, più diventa fertile. E se oggi sembra arida, non è perché manca la capacità.
Forse ha solo bisogno di essere innaffiata nel modo giusto.
Per chi vuole approfondire
Tutto quello che hai letto finora non è frutto di intuizioni personali o di speranze genitoriali. È sostenuto da studi scientifici seri, che confermano quanto il contesto affettivo, il movimento, le emozioni e la ripetizione mirata abbiano un impatto diretto sul cervello in crescita.
Se ti interessa capire da dove nasce questa visione – e perché puoi fidarti – qui sotto trovi una selezione di ricerche che parlano chiaro.
Sono studi che ci ricordano una cosa semplice e potente: la scienza, quando incontra la relazione, può fare davvero la differenza.
Approfondimento scientifico – Studi sulla neuroplasticità
Stiles & Jernigan (2010)
Spiegano come il cervello dei bambini si modelli continuamente in risposta all’ambiente. Anche in presenza di disabilità genetiche, come la Trisomia 21, l’esperienza può guidare la crescita neurale.
🔗 https://doi.org/10.1007/s11065-010-9148-4
Fields (2008)
Approfondisce il ruolo della mielina nello sviluppo cognitivo. Le esperienze emotive aiutano a stabilizzare le connessioni neurali e a renderle più efficienti.
🔗 https://doi.org/10.1016/j.tins.2008.04.001
Gómez-Pinilla & Hillman (2013)
Mostrano che l’attività fisica combinata al gioco e alla relazione stimola il rilascio del BDNF, essenziale per la neuroplasticità.
🔗 https://doi.org/10.1038/nrn3518
Lebeer (2011)
Sottolinea che l’intelligenza non è fissa e che i bambini con disabilità cognitive possono sviluppare nuove competenze cerebrali se l’adulto crea le condizioni giuste.
🔗 https://doi.org/10.1080/1034912X.2011.547335
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Prima che tu vada via..
mi piacerebbe sapere cosa pensi di questa nuova idea.
Se hai domande scrivimi pure o commenta il sotto.
A presto, carlo
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Tecnicismi!
Knowing to understand. Understanding to support.
The Tech Talks series was created to offer a clear, essential, and accessible space for deeper exploration of specific aspects of development and relationships.
Each article in this series starts from a concrete question and delves into what happens "behind the scenes" of growth. You don’t need to be an expert: just the desire to understand better, to support better.
➡️ Tecnicismi! is not for specialists, but for curious and mindful parents who want to better understand what is happening inside and around their child.
Every term becomes a bridge: between science and daily life, between biology and care, between information and transformation.
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The Brain That Changes
How to Help Your Child with Trisomy 21 Grow Through Brain Connections
We’ve already talked about neuroplasticity many times—here and there.
We’ve touched on it when discussing sleep, play, relationships (you can easily find those in the archive), and we’ll come back to it when we explore the transformative power of routines.
Each time it was like placing a small bookmark in a bigger conversation, like saying: "Look, the brain is working here."
But maybe we’ve never really stopped to explain it properly.
To clearly say what it is, how it works, and why it’s so essential for our children—especially when we’re talking about Trisomy 21.
Spoiler: it applies to typically developing children too!
Today I want to do that, with the intent of giving you both a fresh perspective and something practical.
Because knowing that our children’s brains can truly change is not just a useful piece of information.
It’s a turning point.
What does neuroplasticity really mean?
The human brain is designed to adapt. This applies to everyone, including children born with particular genetic conditions.
When we talk about neuroplasticity, we’re talking about the brain’s natural ability to change its structure and function in response to experience.
Every new word heard, every new experience—whether during play or movement—every hug received, every activity done with emotional engagement and repetition… all of that leaves a mark.
What’s fascinating is that this applies not only in the early years of life, when the brain is still under construction, but it doesn’t stop there.
Neuroplasticity continues with age. It doesn’t shut down, it doesn’t get stuck—it simply changes pace and mode.
Even in children with Trisomy 21, the brain continues to adapt, to form new connections, to learn.
Yes, the pathways might be a bit different.
There may be slower response times or more challenges in consolidating certain skills.
But that doesn’t mean change isn’t happening.
It just means it takes more time, more quality relationships, more emotionally meaningful repetition.
And above all, more trust from those around the child.
Even when change isn’t immediately visible. Even when everything seems stuck.
Today’s neuroscience shows that even in children with T21, daily experiences can strengthen neural connections, stimulate the formation of new synapses, and support learning processes—even in the most challenging contexts.
Several important Italian studies confirm this, including work led by Dr. Rosa Anna Vacca at the National Research Council (CNR), highlighting not only the potential role of specific nutrients in supporting brain plasticity, but above all the central importance of the relational and educational environment.
What can you really do at home?
Let me share three simple things that—trust me—really work.
They’re not magic tricks.
They’re small, consistent actions that, over time, can activate new pathways in your child’s brain.
1. Creative repetition
Routines are very helpful—but be careful: if they’re always done the exact same way, they become mechanical, and the brain starts to disengage.
Try repeating the same things with small variations: a different tone of voice, a funny gesture, a new song while brushing teeth.
This boosts attention, supports learning, and keeps curiosity alive.
We’ll go deeper into the power of routines in a future article.
2. Engage the body and emotions
We’ve already touched on this in a previous article.
The brain learns much more effectively when an experience is lived with the whole body.
Listening alone isn’t enough.
You need to touch, move, feel, laugh.
Every time your child associates a gesture with a positive emotion—a game with you, a walk holding hands, a discovery made together—they’re building stronger neural networks.
This kind of engagement also increases the release of BDNF, a key protein for neuron growth and synaptic connections.
3. Meaningful experiences that “stick”
A special moment, a celebrated success, a cuddle after a challenge—these are the kinds of experiences the brain doesn’t forget.
Why?
Because our mind records things with greater intensity when they carry emotional value.
Emotions lead the way!
Studies show that emotionally intense experiences—not necessarily dramatic, but deeply felt—support myelination of neural pathways, which helps make connections faster and more stable.
We’ll talk more about myelin in an upcoming article too!
You are your child’s neuroplastic context
You don’t need technical jargon—you need a new lens.
When you see something change in your child—even the smallest detail—that’s neuroplasticity in action.
Every word you say, every reaction you have, every way you show up next to your child is an active part of this process.
And the most powerful truth?
You can choose to be an ally to this change.
Not to fix, not to force, but to accompany—with trust, patience, and creativity—day after day, even when you don’t see immediate results.
Because neuroplasticity works in silence. Sometimes for days, weeks, even months. But it works.
Three things you can start doing today
Take a familiar activity and add a small twist: a new element, a playful variation.
Repeat—but vary, vary, vary!Engage the body: play standing up, sing together, use your hands, move while talking. Be as natural as possible—your mirror neurons will take care of the rest!
Celebrate a small gesture: a successful sound, a moment of waiting, a smile given.
Make it count. Celebrate every little victory—no matter how small.
The brain is like fertile ground.
The more you walk on it with love and consistency, the richer it becomes.
And if today it feels dry, it’s not because the potential is missing.
Maybe it just needs the right kind of nourishment.
Want to go deeper?
Everything you’ve read so far isn’t based on personal guesses or hopeful parenting ideas.
It’s grounded in solid scientific studies that confirm just how much the emotional environment, movement, meaningful connection, and repetition shape a child’s brain.
If you’re curious to understand where this vision comes from—and why you can trust it—here’s a selection of studies that speak for themselves.
These are works that remind us of something simple yet powerful:
when science meets relationship, real transformation happens.
Scientific references – Neuroplasticity studies
Stiles & Jernigan (2010)
This study explains how children’s brains are continuously shaped by their environment. Even in the presence of genetic disabilities like Trisomy 21, experience can guide neural growth.
🔗 https://doi.org/10.1007/s11065-010-9148-4
Fields (2008)
Explores the role of myelin in cognitive development. Emotionally significant experiences help stabilize and speed up neural connections.
🔗 https://doi.org/10.1016/j.tins.2008.04.001
Gómez-Pinilla & Hillman (2013)
Show that physical activity combined with play and relational engagement boosts BDNF production, which is essential for neuroplasticity.
🔗 https://doi.org/10.1038/nrn3518
Lebeer (2011)
Highlights that intelligence is not fixed, and children with cognitive disabilities can develop new skills if the adult creates the right environment.
🔗 https://doi.org/10.1080/1034912X.2011.547335
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